Il Santuario Maria SS. di Costantinopoli, Castelgrande (Pz)


In seguito, coloro che avevano assistito all’apparizione, scolpirono una statua di legno che  ritraeva la Madonna e iniziarono la costruzione del santuario a poche centinaia di metri dal luogo dell’apparizione, dove il terreno era più solido e adatto alla costruzione. Nonostante i lavori fossero quasi terminati la chiesa crollò, contemporaneamente, la madonna apparve nuovamente ad alcuni pastori  nei pressi del fiume  disse loro che desiderava  che la chiesa fosse costruita  vicino alla sorgente (che ancora oggi viene considerata miracolosa per via di numerose guarigioni). I pastori riferirono quanto detto dalla Vergine ai costruttori ,ma essi la ricostruirono nuovamente nel luogo del crollo, perché nei pressi del torrente il terreno era fangoso e non adatto a sostenere tutto il peso del santuario finito. I lavori procedettero bene fino a quando, ad un passo dalla fine della costruzione, la chiesa crollò nuovamente.

 

Per la seconda volta si ripeté la visione: la madonna fu vista seduta vicino alla sorgente e disse di non aver paura del terreno franoso e  chiese di costruire la chiesa proprio lì vicino perché non sarebbe crollata. Dopo quest’ultima apparizione il santuario venne costruito nel luogo desiderato dalla vergine e non crollò. Non è chiaro se la posizione attuale della chiesa sia la stessa della prima costruzione della chiesetta, ma si ritiene che venne costruita vicino alla sorgente oggi detta “La sorgente di S. Maria” dove sono presenti dei resti di una costruzione. Quando fu il momento di trasportare il quadro che ritraeva la Madonna, fu necessario l’intervento della “comara” ovvero una persona pia, perché il quadro, essendo diventato troppo pesante non poteva essere mosso senza le preghiere di questo esponente della chiesa. Si ritiene che la sua costruzione sia contemporanea ad altri sei santuari che con questa chiesa sono definite “le sette sorelle“:

  • Maria SS. del Sacro monte che si venera a Viggiano (Pz)
  • Maria SS. di Pierno che si venera a S.Fele (Pz)
  • Maria SS. di Montemauro che si venera a Pescopagano (Pz)
  • Maria SS. di Montevergine che si venera a Montevergine (Av)
  • Maria SS. dell’Incoronata che si venera a Foggia
  • Maria SS. dell’Olmo che si venera a Cava dei Tirreni (Sa)
  • Maria SS. di Costantinopoli che si venera a Castelgrande (Pz)

Oltre al culto della Madonna nera, cosa accomuna queste chiese e perchè si chiamavano sette sorelle? Il termine sette sorelle è un modo diverso per indicare un gruppo di sette stelle nella costellazione del toro. Riportando su una carta geografica la spezzata che unisce queste stelle si può notare che i vertici coincidono con sette aree dislocate tra Campania, Basilicata e Puglia al cui interno ricadono sette chiese che sorgono inaree sacre pagane intorno al IX-X secolo ad opera dei monaci benedettini, molto simili collegate tra loro da una strada che segue il tracciato stellare. Anche la chiesa di Castelgrande era localizzata in un’area pagana dedicata al dio Giano, di cui ancora oggi la toponomastica dei luoghi ne ricorda l’esistenza (il Monte Giano, la vicina contrada di Capodigiano, e il paese limitrofe di Pescopagano).

Architettura

L’architettura della chiesa è molto semplice, ma non comune: è a croce greca, sviluppata su un quadrato centrale su cui si innestano su quattro absidi uniti tra loro, la doppia simmetria è alterata solo dalla presenza di una piccola absidiola sul lato sud-est, tutti sormontati da una cupola. Il centro della chiesa è un quadrato i cui punti medi corrispondo ai centri delle quattro semi circonferenze absidali. Nel disegno di Santa Maria, il cerchio rimanda al quadrato, il quadrato al cerchio e la loro giustapposizione compone la croce greca individuando così rapporti precisi tra le tre figure. Il cerchio e il quadrato simboleggiano il cielo e la terra. Nell’area più sacra dell’edificio, ovvero quella contenente l’altare le figure del cerchio e del quadrato sono legate al pentagono, queste tre figure definiscono l’intersezione tra l’abside sud-est e l’absidiola. Le figure geometriche della chiesa sono legate tra loro da rapporti proporzionali variabili che rimandano ad una serie precisa di numeri. Lo spazio interno è modellato dalla presenza di tre nicchie e dalla fioca luce entrante da tre finestre di forme e dimensioni diverse. Nell’abside, rivolto ad occidente, c’è un portone, di moderna costruzione, e una porta a vetro che permette, durante i periodi di festa in cui la chiesa resta aperta, di guardare all’interno senza far entrare gli animali, mentre in quello opposto è collocato l’altare, alle spalle del quale s’alza un trono ligneo dov’è posto il quadro della Vergine. L’attuale santuario da tempo tende ad inclinarsi a causa del cedimento del terreno, infatti ad oggi sono state riscontrate numerose lesioni ai pilastri in muratura.

Il quadro è un alto rilievo, con busto molto sporgente, tanto da sembrare una statua scolpita sul legno e rivestita d’oro. L’immagine della Vergine è di stile bizantino e di colore bruno.

 

In quest’opera è rappresentata la Madonna con il bambino sul ginocchio sinistro, e entrambi, con la mano destra in alto come a benedire. Appare seduta su una nube, con un velo celeste, a strisce gialle, che le copre la testa e le spalle. Del medesimo colore è anche il colletto del vestito della Vergine e del bambino.

Nella mano sinistra del bambino vi è un globo di legno e a sormontare queste due figure ci sono due angioletti, rivestiti in lamine d’oro, reggono una corona dorata sul capo di lei.

 

Anticamente il quadro era circondato da dodici stelle di legno dorato; ora ne sono rimaste soltanto due.

Nella parte alta del quadro una tela raffigura l’Eterno Padre con alla sua destra San Leonardo mentre, alla sua sinistra, Santa Lucia. Sotto il quadro della vergine, nella parte esterna della nicchia, vi è un quadro in cui è scolpito un paese cinto da un robusto muro con al centro un grande portone d’ingresso. Questo paese è sicuramente Castelgrande, poichè è ubicato sulla roccia e abbiamo numerosi reperti architettonici che ci portano a pensare che in passato il paesino fosse circondato da alte mura.

Alcuni pensano che il quadro sia stato trafugato a Costantinopoli da persone pie, e poi nascosto a sud delle falde di Monte Giano, presso Castelgrande, nei dintorni della sorgente e del pozzo di Santa Maria, scavato nella roccia dall’acqua del torrente. Qui il quadro fu dimenticato e in seguito ritrovato da persone della zona tra gli avanzi di un’antica fabbrica.

Sotto il quadro della madonna è stata posta un’iscrizione latina:

                     "AD HONOREM GLORIOSISS. VIRGINIS MARIE 
                     CONSTATI NOPOLIS SACELLÙ HOC AD DEVOT 
                     UNIVERSITATIS TERRE CASTRIGRANDINIS TEM 
                     PORE PRIORATUS ANTON.X. CIANCIA DE MENSE 
                   NOVEMBRISN MILL. ET SEXCENTSIM. X QUARTO
                     ET ELEMOSINA AMPLIATA EST OB MAGNA D.e"

“Questo sacello in onore della gloriosissima Vergine Maria di Costantinopoli questo tempietto è a devozione del Comune (=popolo) di Castelgrande nel tempo del priorato di Antonio Saverio Cianci nel mese di novembre 1614 con elemosina fu ampliato per grande devozione” La data indicata nell’iscrizione (1614) indica la data di completamento dei lavori.

Bibliografia

  • Mosè Colucci, Cenni storici su Maria SS. di Costantinopoli e su Catelgrande, Tip. Manduriana, 1970.
  • Francesco Masi, Castrum De Grandis – Castelgrande: frammenti di storia di cronaca di ricordi’, Anzi 2002.
  • Maria Cristina Lapenna, S.Maria di Costantinopoli di Castelgrande

 

Autori