La Strada medievale delle Ripe

Storia della strada medievale

Il primo insediamento urbano di epoca medievale, della città di Muro Lucano, è il rione Pianello. Questo luogo, pur essendo il principale nucleo abitativo, rimase nella storia strettamente collegato al rione Capodigiano, per motivi economici, sociali e talvolta anche religiosi. È proprio in questo scenario che si rese indispensabile una via di comunicazione tra le due parti. 

Quello che noi oggi chiamiamo sentiero delle ripe e dei mulini, la strada più antica di Muro Lucano, in passato, è stata una delle principali vie di comunicazione del paese, sicuramente molto trafficata e ancora più sicuramente di grande utilità. Gli abitanti del Pianello utilizzavano la strada per recarsi al rione capodigiano, o per trasportare beni di uso quotidiano come acqua e farina, spesso si circolava anche con animali da soma. Legato a questo luogo, v’è anche il Santo Gerardo Maiella, anch’egli infatti utilizzava la strada per recarsi al santuario a Capodigiano. Lungo il percorso è presente un ponte ad arco di epoca medievale, risalente all’anno 1000 circa.. L’importanza del sentiero fu data soprattutto dal fatto che lo stesso segue, lungo il suo percorso, il susseguirsi di diversi mulini dove veniva prodotta la farina, punti quindi di fondamentale importanza per tutta la popolazione.

Il sentiero fu pian piano abbandonato a seguito di diversi fattori. Tra questi: la modernizzazione del tessuto sociale, che portò in disuso gli opifici presenti lungo il sentiero, e la conseguente industrializzazione di inizio ‘900, che portò alla costruzione della centrale idroelettrica e del nuovo ponte in cemento armato; quest’ultimo decretò la fine del sentiero, spodestandolo anche dalla sua prima ed ultima utilità: quella di collegare i due rioni.

Oggi il percorso rappresenta un vero e proprio patrimonio naturale e paesaggistico, con una grande biodiversità, è un luogo  incontaminato, caratterizzato dalla presenza di rocce calcaree e gole profonde. Il percorso può essere suddiviso in due grandi parti: la prima va dalla cosiddetta “acropoli cittadina” (cattedrale e castello) al ponte romanico, la seconda parte inizia da quest’ultimo per arrivare fino a Capodigiano. 

Il percorso nella sua interezza acquisisce una morfologia Dantesca; la prima parte infatti si presenta come una lunga discesa che trova al suo culmine, non gli inferi, ma il ponte romanico. Da qui poi si sale sempre più fino ad arrivare di nuovo “in superficie”. 

La suggestione del luogo è data, dunque, dalla sua posizione tra le rocce, dai diversi tornanti che affacciano sul vuoto, e dai panorami mozzafiato che permettono di guardare la natura e il paese stesso “dal profondo”.

Nello specifico, dal punto di vista morfologico, il percorso presenta diverse ripartizioni e caratteristiche.

Orografia

Il primo tratto non presenta i tornanti caratteristici del percorso, sebbene abbia una forte pendenza. il primo tornante si incontra dopo circa 40 metri dall’inizio del percorso. Subito si nota che la strada nasce e si evolve nella roccia.  Dal primo tornante (526 m s.l.m)  la pendenza diminuisce. Da qui in poi i tornanti presentano un’angolatura di circa 180°, essi dovevano avere, infatti, un ampio raggio di sterzata per poter permettere il passaggio dei muli carichi di acqua o di farina. Nel secondo tratto di strada che inizia con il secondo tornante (525 m s.l.m) si nota che la larghezza della strada aumenta fino ad arrivare a 3 metri. Dal tornante n.5 (489 m s.l.m) fino al tornante n. 8 (475 m s.l.m), il percorso torna a diminuire la sua larghezza e ad aumentare la pendenza, questo tratto risulta infatti meno ampio e più angusto. Dal tornante n.6 al tornante n. 8 è presente un muro di altezza pari a 4 metri, muraglione simile è presente anche nel tratto che va dal tornante n.8 al n.9 (454 m s.l.m). Ciò significa che tra i tornanti n. 6 e n.9 v’è un dislivello di 8 m. La costruzione di queste mura, quasi sempre a secco, serviva a diminuire la pendenza fra i tratti e rendere dunque il percorso più agevole. Inoltre il muro sul tornante n.6 evidenzia un terrazzamento dove forse erano presenti degli orti. Queste mura  erano costruite riutilizzando la pietra che veniva fuori dagli scavi nella roccia, e non avevano una funzione prettamente strutturale, ma di terrazzamento. Nel tornante n. 6 è presente una grotta, probabile luogo di stazionamento di persone e animali, oggi adibita a tempietto.

Dal tornante n.9 al tornante n. 10 (446 m s.l.m) il percorso tende ad esistere sulla morfologia del terreno, seguendo la pendenza naturale della roccia. Il tornante n.10 è l’ultimo prima del ponte romanico, ed evidenzia un tratto di forte pendenza. Da qui fino al ponte intercorre una distanza di 34 m, fino ad arrivare sul ponte (438 m .s.l.m) punto più basso del percorso. Tra il tornante n. 9 e quello n. 10 è presente un altro muro di altezza pari a 5,44m. Il tratto lungo il ponte è pianeggiante, si nota solo una lieve pendenza di natura antropica, che ha l’obiettivo di far defluire le acque.  Il ponte inaugura la seconda parte del percorso che inizia con la fine del ponte coincidente con il punto A. Da questo punto in poi la strada inizia a salire, con una pendenza media minore del primo tratto, lungo questo percorso si incontrano 2 dei principali mulini. Proseguendo dritto si arriva al punto B (461m s.l.m) per poi giungere al tratto C dinanzi proprio al mulino C. La strada prosegue per altri 14 metri lungo una curva che porta al tratto D e poi al tratto E. Nel percorso dal tratto E a F ed a G, è presente l’area picnic, una zona caratterizzata da un moderno arredamento urbano, dietro questa zona però si trova una delle vasche dei mulini. Camminando ancora per 30 metri ,ci si avvicina sempre di più verso il bivio tra le strade dei mulini e delle ripe, passando per il punto H ( 505 m s.l.m). Facendo altri 30 metri circa si giunge al già citato bivio. Proseguendo verso destra si imbocca la strada dei mulini, procedendo verso sinistra si procede per il sentiero delle ripe. 

La strada dei mulini porta ai mulini E ed F. dal bivio (punto I) si procede per 38 m fino ad L e poi per altri 50 fino ad M. Nel  tratto M-L, molto caratteristico essendo molto stretto, si può notare in maniera chiara quello che era un canale di scolo delle acque dei mulini. Bisogna infatti specificare che i mulini erano costruiti “in serie” e dunque l’acqua usata dal mulino più in alto era la stessa usata da quello più in basso.  Lungo il tratto M-N, lungo 17.30m, si trova la vasca di raccolta del mulino E, ed inoltre si può notare una parte della condotta forzata che attraversa questo tratto. Dal punto N si raggiunge il punto O ( dopo 15 m) e il punto P (dopo 7.30m), rispettivi punti di accesso ai mulini e ed F.

Nel punto I, dove è presente il bivio, si può imboccare la continuazione della strada delle ripe. Quest’ultima facendosi sempre più stretta e impervia, e passando per i rispettivi punti R S T W, giunge sulla strada in direzione del lago. La distanza tra I ed R è di circa 50 m, mentre i tratti R-S, S-T, T-W, misurano rispettivamente 9,18m, 38m e 31m. Questi tratti non presentano particolari caratteristiche morfologiche o orografiche; ma dal punto di vista storico si può affermare con certezza che una strada che conduceva fino al lago era di fondamentale importanza, poiché collegava l’abitato alle zone di campagna del rione Capodigiano.

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