COVID-19 : trasmissione, sintomi e suscettibilità

Da sempre le pandemie hanno rappresentato una minaccia per l’umanità richiedendo numerosi sforzi per contrastare i conseguenti disagi sanitari, sociali ed economici. Anche questa volta le nostre abitudini quotidiane sono state sconvolte da una pandemia scoppiata nel dicembre del 2019 a Wuhan, la città più popolosa della Cina centrale. Sono ormai due anni da quando il virus si è diffuso anche sul territorio italiano costringendo il governo ad emanare lo stato di emergenza obbligando la popolazione a stravolgere completamente il proprio stile di vita.  Il virus responsabile di questo momento così delicato è chiamato Covid-19.

Quest’ultimo appartiene alla famiglia dei Coronavirus (CoV), un insieme di virus respiratori, che si suddivide in: SARS, MERS e SARS-CoV-2 (comunemente chiamato Covid-19). Si tratta di un virus a RNA il quale è contenuto in una capsula proteica, denominata capside, che può essere avvolta o meno da una membrana, detta pericapside. I virus, in generale, fuori dalla cellula ospite sono definiti virioni e questi non sono in grado di effettuare autonomamente nessun processo metabolico finché non incontrano e stabiliscono un’interazione con la cellula da infettare.

Il Covid, essendo anch’esso un virus, segue la stessa modalità di trasmissione. Il contagio può avvenire da persona a persona tramite un contatto stretto con un paziente infetto. In questo caso la via primaria di trasmissione sono le goccioline del respiro, chiamate droplets, le quali si diffondono attraverso saliva, tosse, starnuti e toccando con le mani contaminate parti sensibili (bocca, naso e occhi). Inoltre, può avvenire anche attraverso polveri sottili, se trasportate dal vento per ampie distanze, se restano in sospensione nell’aria o per aerosol. Un ulteriore metodo di trasmissione potrebbe essere il contatto con oggetti e superfici contaminate.

Il tempo tra il contagio e la manifestazione del primo sintomo viene definito periodo di incubazione. Secondo uno studio condotto dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health sappiamo che i tempi di incubazione della malattia variano dai 2 ai 14 giorni. La manifestazione dei sintomi avviene entro il tempo medio di circa 5 giorni. Mentre, la maggiore diffusione del virus si verifica non più tardi di 3 giorni dall’esordio, ma può avvenire anche quando i sintomi non si sono ancora manifestati. Non è detto, però, che i sintomi debbano per forza insorgere: numerosi sono gli infetti che non li presentano, i cosiddetti asintomatici. La restante parte, poco più del 60%, dei positivi presenta: febbre, stanchezza, mal di gola, tosse secca, diarrea, congestione nasale e dolori muscolari. Inoltre, alcune volte, possono essere affetti da congiuntivite, che contraddistingue il Covid-19 dal comune raffreddore o influenza stagionale, in aggiunta ad una perdita temporanea e rilevante del gusto e dell’olfatto. Alle suddette forme si aggiungono quelle più gravi, principalmente dovute a una predisposizione genetica. È stato individuato come principale indiziato dei casi più rilevanti l’interferone-1, fondamentale per la risposta del sistema immunitario.

Ma, come avviene in particolare il contagio? E come la spike-protein del virus stabilisce un legame con l’ACE 2?

Anche i bambini sono duramente colpiti dai coronavirus, responsabili di polmoniti virali mortali specialmente per i neonati. In questa fascia d’età i sintomi sono assenti o lievi, come mal di testa o raffreddore. Ma, al contrario di come si possa pensare, tra i sintomi più comuni non compaiono febbre e tosse, che invece si verificano più frequentemente negli adulti e progrediscono verso forme più gravi. Dunque, la loro è la categoria più a rischio. In alcuni casi il contagio progredisce verso una forma più grave caratterizzata da una polmonite bilaterale interstiziale. Questa va a intaccare i polmoni nella loro zona più profonda e può generare in pochi giorni un’insufficienza respiratoria grave. In alcuni casi il Covid-19, inoltre, attacca anche altri organi compromettendone la funzione a partire dai reni. Questo quadro clinico, in aggiunta a malattie croniche o immunodepresse, può essere fatale soprattutto per la popolazione anziana.

L’insufficienza respiratoria, come quella di altri organi, è la conseguenza di un’eccessiva risposta immunitaria che l’organismo stesso attiva contro il SARS-CoV-2. Il sistema immunitario protegge l’organismo attraverso tre linee di difesa: le barriere chimico-fisiche, come la cute e le secrezioni delle mucose che vanno a ostacolare l’ingresso dei patogeni all’interno dei tessuti, l’immunità innata o aspecifica, la quale riconosce e distrugge attraverso una risposta identica per tutti i microrganismi; l’immunità adattativa o specifica, che produce una risposta mirata per i batteri non uccisi dall’immunità aspecifica. Il sistema immunitario, quindi, è molto efficiente contro sostanze nocive o antigeni come batteri e virus. Al contrario un sistema immunitario iperattivo, o autoimmune, va ad attaccare e a distruggere il tessuto corporeo sano. Le conseguenze che si riscontrano sono: danni ai tessuti, agli organi e cambiamenti nelle loro funzioni. Il motivo esatto per cui tutto ciò avviene non si conosce ancora, ma si pensa che coinvolga l’azione di microrganismi come i batteri, ma anche diete, stress, influenze ormonali e farmaci specialmente se combinati ad una predisposizione genetica. Ma i sintomi, talvolta, possono diventare anche permanenti e, dunque, le persone contagiate dal Covid-19 possono presentare effetti sulla salute anche dopo la guarigione. Queste manifestazioni prendono il nome di sindrome della long Covid. Si tratta di una malattia sistemica, che presenta sintomi vari e spesso difficili da collegare tra loro. Il virus può provocare, infatti, un danno diretto agli organi, effetti sul sistema nervoso e anomalie del sistema immunitario innescando una specie di autoimmunità. Dunque, i sintomi più frequenti che continuano a manifestarsi anche dopo mesi dalla guarigione e dall’esito negativo dei test molecolari sono:

  • Lesioni polmonari. Dopo la polmonite da Covid-19 potrebbero esserci frequenti alterazioni della funzione respiratoria: il tessuto respiratorio perde le proprie caratteristiche e diventa rigido e poco funzionale.
  • Danni cardiaci. Il SARS-CoV-2 può danneggiare il muscolo cardiaco e causare problemi al cuore anche diversi mesi dopo l’infezione, aumentando così il rischio di infarto.
  • Danni neurologici. Il Covid-19 attaccando il sistema nervoso centrale può portare a disturbi dell’attenzione, della memoria e disfunzioni dei nervi periferici.
  • Affaticamento. Un’altra conseguenza, riportata dai pazienti guariti dal virus, viene chiamata fatigue, la quale comporta dolori muscolari, difficoltà nel sonno, mancanza di appetito e perdita di peso.

Ad oggi per porre rimedio al long COVID, non esiste ancora alcun trattamento che garantisce la guarigione totale.

Concludendo, questa situazione per quanto spiacevole si presenti è una grandissima opportunità per tutti, a maggior ragione per noi ragazzi. Questi anni che ci stanno segnando e ci stanno facendo crescere forse ci porteranno ad essere persone migliori. Saremo meno egoisti e più empatici ? Capiremo che la libertà è fondamentale per tutti e nessuno può rinunciarvi ? Noi speriamo di sì. Sicuramente i nostri abbracci saranno più autentici e le nostre azioni più responsabili. E se tornare alla normalità ci sembra un miraggio, ci conforta almeno sapere che stiamo imparando qualcosa di molto importante.

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