Nonostante in Italia gli omicidi siano calati, rimangono percentualmente più elevati i numeri di quelli che vedono come vittime le donne. Nell’ultima settimana di Gennaio 2020 sono state uccise sei donne, cinque in due giorni. L’85% dei delitti viene commesso da partner, mariti e fidanzati. La coppia è un “luogo” ad alto rischio. Di questo tema parla lo scrittore Antonio Ferrara nel libro “Mia”. Questo romanzo è molto innovativo poiché è il primo che affronta la violenza sulle donne dal punto di vista dell’aggressore, Cesare, e non dal punto di vista della vittima, Stella, come succede spesso. In un lungo flashback Cesare, in prigione, ripercorre le sue emozioni e le sue azioni dimostrando di non avere piena consapevolezza della gravità delle azioni compiute e dei gesti che lo hanno portato a uccidere Stella.
Il titolo del libro è connotativo: l’aggettivo possessivo è la parola chiave del romanzo poiché indica l’opprimente gelosia che Cesare prova nei confronti di Stella. Ferrara mette in evidenza la differenza inconciliabile tra i due ragazzi: lei colta e lui no, lei vive una vita con molte relazioni e lui incapace di avere rapporti con la gente, lei con un progetto di vita e lui incapace di pensare al suo futuro. Il limite più evidente di Cesare è l’incapacità di esprimere, e quindi razionalizzare, le sue frustrazioni, il suo senso di inadeguatezza e i suoi sentimenti attraverso le parole e di ricorrere quindi alla violenza. Cesare uccide Stella quando lei lo lascia perché ha capito che chi ti ama non ti limita, non ti impedisce di coltivare i sogni.
Questo romanzo lo consigliamo principalmente agli adolescenti perché comprendano che per vivere bene una storia d’amore bisogna sempre avere parole da dire che non siano: “mia o di nessuno”